Rowena Ravenclaw

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    Informazioni


    Nome » Rowena, nome storico: famosa fu, infatti, Rowena, figlia del capo sassone Hengest, abile seduttrice e poi assassina del suo amante, un potente signore gallese.
    Cognome » Ravenclaw. Il cognome è già piuttosto famoso in Inghilterra, grazie al celebre mago Loberus Ravenclaw.
    Soprannome » Row.
    Età » 27 anni, nata il 22 gennaio 973 d.C.
    Luogo di nascita » Scozia
    Ruolo » Fondatrice di Hogwarts
    Stato sociale » nubile
    Allineamento »Mago Bianco
    Bacchetta » 12 pollici, betulla, piuma d'aquila
    Animale » un corvo nero.
    Esperto in » Un po' di tutto, ma in particolare Astronomia, Divinazione, Trasfigurazione ed Incantesimi di ogni genere. Si diletta anche in Pozioni ed Erbologia. E' Metamorfomaga.
    Curriculum vitae » Istruita alla magia dal nonno, Rowena dimostrò subito una particolare attrazione per la divinazione e l'astronomia, accompagnata comunque dalla sapienza più che buona nelle altre materie.




    Descrizione




    Descrizione fisica » Fisico esile e proporzionato: le curve al punto giusto, che di certo non si vergogna di mostrare. Ha occhi colore del ghiaccio che mutano leggermente colorazione a seconda dell'ambiente atmosferico; capelli neri come la notte, lunghi e mossi fino alla schiena. Solitamente usa portarli parzialmente legati, per non avere la visuale offuscata durante le sue attività lavorative. In ogni caso, è una metamorfomaga molto abile, quindi può cambiare le sue fattezze in ogni momento desideri: riesce a controllare il suo talento quasi sempre, tranne in momenti di particolare stress. Le dita sono filiformi e con unghie ben curate. Spesso indossa degli abiti blu, celesti ed azzurri, che si intonano alla sua pelle pallida e che, in fondo, sono le sue tonalità preferite. Tutto lascia supporre che sia una gran signora nei modi come nelle pretese... ciò che effettivamente è, almeno agli occhi di uno studente o di uno sconosciuto.
    Segni particolari » Dei nei sul braccio destro che, con un po' di intuito, ricalcano la costellazione di Cassiopea.
    Descrizione caratteriale » Maschera le sue emozioni dietro un volto impassibile e severo, che mai si sorprende di nulla. Molti la trovano monotona e noiosa, poiché ci tiene a puntualizzare ogni singolo particolare, a rincarare ogni errore, in ogni momento della propria vita. Rowena sa farsi rispettare: austera al punto giusto, ma sempre educata nelle maniere. Da una semplice sua espressione, apparentemente tranquilla, anche lo studente più distratto può capire che sta per compiere un passo falso. E scendere nella graduatoria delle persone a cui tiene è apparentemente facilissimo: basta un niente, e può non parlarti per giorni, attendendo il momento in cui ti prostri in ginocchio davanti a lei, implorandole il perdono. Ovviamente, si offende solamente per cose che trova importanti: il sapere, l'educazione ed Hogwarts. Darebbe la vita (un'altra volta) per difendere i suoi studenti, che adora oltre ogni dire, anche se probabilmente non è capace ad esternare pubblicamente i suoi sentimenti. Solo se le si concede una possibilità, probabilmente si scoprirà la Rowena materna e comprensiva, che dimostra il suo attaccamento a tutti i suoi figli, perché per lei gli studenti non sono altro che questo.
    Al contrario, non dimostra questo atteggiamento nei confronti della figlia Helena, che ha lasciato alla sua amica Phiona, forse non sentendosi in grado di poterla crescere, di poter soddisfare le sue aspettative di perfezione che inevitabilmente ha. Ma finché non entra in contatto con la piccola, Rowena cerca di non pensare a questo suo unico fallimento nella vita. E' una cosa di cui, inspiegabilmente, si vergogna, e quindi non ne ha mai fatto parola con nessuno.
    Col personale scolastico si dimostra severa e poco conciliante: ha un rapporto più o meno analogo con gli stessi Fondatori, anche se nel profondo prova un grande affetto per Helga, mentre è attratta da entrambi i suoi colleghi maschi...diciamo in tutti i sensi. Godric si è guadagnato tutta la sua stima con le sue prove di coraggio, e Rowena potrebbe fidarsi ciecamente anche di lui, se solo riuscisse a fidarsi degli uomini in generale. Salazar, invece, l'ha sempre incuriosita: l'atteggiamento misterioso era eccitante, e la donna vorrebbe riuscire a capire il prima possibile il modo più adatto con cui rapportarsi al collega... è una lacuna che va sanata, senza ombra di dubbio.






    Background


    Background » Nata il 22 gennaio 973 d.C. da una famiglia di maghi già famosa in Scozia ed in Inghilterra: suo nonno era, infatti, Loberus Ravenclaw, noto alchimista e mago, mentre i suoi genitori erano entrambi attivi nella difesa del Mondo Magico dalla minaccia sempre crescente dei Babbani dell'Inquisizione. Questi ultimi morirono in un'incursione Babbana, e la resero orfana all'età di quattro anni. Visse allora con il nonno, che le insegnò le arti magiche, trovando senza dubbio un terreno fertile nella bambina. Aveva sempre dimostrato, infatti, un'indole spigliata e solare, con una innaturale voglia di conoscere il mondo. Il tutto era supportato dalla creatività, che veniva incentivata dal nonno stesso. Fu Rowena stessa, all'età di sette anni, a disegnare il diadema che la rese famosa. Diceva di averlo sognato, una notte, e si era dovuta svegliare per non perdere nemmeno un dettaglio di quello splendore di ornamento. Orgogliosamente, mostrò lo schizzo al nonno, che istantaneamente ne creò uno, a sua immagine e somiglianza. Rowena vi incise sopra, con un tocco di bacchetta, il motto della sua famiglia:

    Wit beyond measure is man's greatest treasure.



    Questo diadema fu il suo compagno di tante fantasie e sogni di gloria: diventava sempre più accorta ed orgogliosa delle sue potenzialità, e non poteva che immaginare un futuro roseo per se stessa. A quattordici anni, di nascosto dal nonno, Rowena lo incantò di modo che aumentasse considerevolmente l'intelligenza di chi lo indossava... non che lei avesse bisogno di ulteriore acume, era già più che sveglia a quell'età.
    Partecipava a tutti i concorsi organizzati dalla comunità magica, alle battaglie e ai duelli tra i giovani talenti del Paese: fu proprio in uno di questi che incontrò Godric Gryffindor, Helga Hufflepuff e Salazar Slytherin, ancora giovincelli; i quattro rimasero da mattina a sera a combattere senza sosta e senza mai prevalere uno sull'altro. Eccezionalmente, quell'anno, vennero premiati tutti e quattro come vincitori, e fu quello straordinario evento a sancire l'inizio della loro amicizia, fatta di scambi epistolari e riunioni saltuarie.
    Ma Rowena iniziò a crescere sempre più fiorente nell'intelletto e nell'aspetto fisico: era sempre più desiderata dalle persone del suo villaggio e molti non si trattenevano dal biascicare, nell'assuefazione del vino, apprezzamenti anche poco educati sul suo conto. Ma la ragazza era virtuosa, e non si sarebbe mai fatta traviare da simili persone.
    Tuttavia, una notte anche la sua forza dovette venir meno: la ragazza girovagava, al buio più completo, nel paesino dove aveva vissuto da tutta la sua vita. Guardava le stelle, con estremo interesse: conosceva già tutte le costellazioni ed i nomi degli astri a memoria. Impegnata in quella importantissima mansione per lei, non aveva il minimo riguardo per quello che la circondava. Quella notte, però, pagò cara quella sua distrazione.
    Riportiamo un passo del suo diario: una pergamena ordinata, scritta con una calligrafia insolitamente precisa e posata: strano, da parte sua, che amava scarabocchiare qualsiasi cosa a margine di ogni pagina, scriveva ovunque capitasse e spesso dimenticava anche dove aveva riposto l'ultimo appunto. Invece no, questo testo era ben ordinato, quasi...severo.

    Le stelle.
    Oh, cosa sono le stelle? Nient'altro che ammassi di gas ad altissima temperatura, lontani e lontanissimi da noi. Oh, le stelle ci aiutano, influenzano il corso degli eventi.

    Forse è stata solo colpa mia, e di nessun altro. Colpa mia quando rimasi sorpresa, attonita dal vedere, di colpo, più buio di quanto fosse già: no, non le vedevo più, le stelle. Ma ero certa che loro stavano guardando me. Colpa mia quando sentii delle mani, ben più di due, sul mio corpo, del dolore ai polsi, e delle spine che si conficcavano nella mia pelle al mio minimo movimento. Ma mi agitavo, e mi agitavo ancora, lo ricordo bene.
    E le stelle guardavano.

    La terra mi mancò da sotto i piedi e supponevo che i miei muscoli si rilassassero, non dovendo più sostenere il mio esile peso; non fu così, e per quanto riuscivo continuavo a dimenarmi, a picchiare quell'essere che mi aveva preso, poiché lo sentivo respirare sotto di me. Ogni pugno sferrato valeva un dolore doppio, ai polsi, alle braccia, ovunque sentissi la morsa stringere sempre più.
    E non vedevo, non potevo vedere.
    Ma le stelle vedevano.

    Non perdevo la speranza, né la forza di reagire, sebbene la sentissi sempre più esile, nelle mie vene. Avevo come la sensazione che il mio cuore si stesse per fermare. Ma ahimé, sono viva. E sto mettendo per iscritto i miei ricordi.
    Quanto avrei preferito morire lì, in quel momento! Non avrei dovuto sopportare in silenzio tanta sofferenza, e non avrei dato la soddisfazione a quegli stolti di avermi. Perché mi ebbero, e di questo ne porto ancora i segni. E mi ebbero mentre non potevo vedere, mentre non potevo sentire.
    Eppure le stelle sentivano.

    Mi risvegliai quando i primi raggi dell'alba avevano appena invaso la baracca in cui mi trovavo. Non avevo indosso nulla, a parte un manto livido di percosse e sangue pesto. C'era sangue anche sul giaciglio, e tra le mie gambe. Ma non fu quello a sorprendermi: me lo aspettavo, in fondo. Sentivo qualcosa di caldo, accanto a me, ed avevo quasi timore a voltarmi. Poi udii un respiro tranquillo, rasserenato. C'era brutto ceffo che sonnecchiava. Sì, finalmente poteva rilassare i suoi muscoli, ché la sua voglia era stata soddisfatta. A quella visuale sentii una rabbia incontrollabile montarmi in petto, e non compresi più nulla.
    L'ultimo mio ricordo di quel viso fu offuscato dal tessuto rozzo del guanciale, e disturbato da qualche vibrazione, da qualche spasmo disperato di quello stupratore che meritava questa e mille altre sevizie.
    Trascorsero pochi istanti, e già uscivo, pulendomi il labbro spaccato con il dorso della mano. L'avrebbero trovato, e di certo non avrebbero fatto domande sulle cause del suo improvviso decesso: avrebbero addossato la colpa all'alcool che scorreva troppo impetuosamente nelle sue vene. E io, sicuramente, non avrei detto nulla.
    E nemmeno le stelle lo avrebbero fatto, poiché, ormai è appurato, ultimamente sono insolitamente silenziose.



    Ma pur andando a cercare con attenzione questo scritto nel suo diario d'infanzia, non lo troverete. Rowena stessa l'ha strappato e l'ha bruciato, sigillando in quel modo brusco i suoi ricordi, la sua giovinezza. Il diario era troppo innocente per poter contenere simili parole: solo il più remoto angolo del suo cuore avrebbe potuto farlo, per sempre.
    Da quel momento, la ragazza non ebbe più il coraggio di restare nella casa di famiglia. Si sentiva impura, sporca, sia spiritualmente che fisicamente. Si nascose alla vista del nonno per tutto il tempo necessario a curare le ferite, attribuendo quell'assenza ad un malanno improvviso e contagioso. Uscì dalla porta della sua stanza solo per andarsene: aveva raccolto tutte le cose che aveva più chiare e si era ripromessa di viaggiare per il mondo.
    Un evento particolare infranse anche quel suo sogno: in un villaggio della campagna scozzese, assistette ad un'incursione dell'Inquisizione Babbana ad una casa di maghi: avevano intenzione di appiccare un rogo e di bruciarli vivi, nel cuore della notte. Rowena, particolarmente sensibile a questo genere di cose, senza indugiare si incantò con un Freddafiamma e penetrò nelle mura della casupola, decisa a salvare i suoi fratelli. Non fu però molto utile. Riuscì a cavare fuori dall'incendio una ragazzina, di poco più piccola di lei. Era Phiona, l'unica sopravvissuta. Rowena la consolò quanto meglio riusciva, sopprimendo la sensazione di confusione, la debolezza fisica che in quei giorni si era fatta particolarmente intensa. Tuttavia, decise di dedicare ogni briciolo della sua forza alla ragazza, rimasta sola al mondo.
    Come Rowena stessa, in effetti.
    Le due ragazze strinsero amicizia in pochi giorni e decisero di creare una base protetta in una foresta poco lontana. Rowena contribuì in prima persona a costruire la casetta, con le sue doti spiccate in Architettura Magica...eppure si stancava spesso, perdeva i sensi e rimetteva qualsiasi cosa ingerisse. Phiona ebbe subito il sentore dello stato in cui poteva trovarsi la sua compagna, pur senza conoscere ciò che l'aveva traviata. Rowena accolse la gravidanza con rassegnazione, e vi cercò di pensare il meno possibile. Il suo fisico era forte, in fondo, e l'avrebbe sopportata senza troppi sforzi. Così, niente era cambiato, in quei nove mesi; di certo, il supporto di Phiona, che di quelle cose sapeva molto più di lei, era essenziale.
    In quell'arco di tempo aveva anche ricevuto un gufo da Godric Gryffindor che le proponeva di costruire una Scuola di Magia insieme agli altri due compagni, Helga Hufflepuff e Salazar Slytherin. Rowena non aveva ancora risposto, alla disperata ricerca di una scusa per declinare, per nascondere agli altri tre il suo flagello momentaneo. In quel momento maledisse il Fato, che le aveva dato un'occasione d'oro e allo stesso tempo le aveva impedito di sfruttarla.
    Era inverno, quando venne alla luce una bambina. Row aveva diciassette anni, compiuti da poco. La vista di sua figlia sconvolse la ragazza: il mondo sembrò crollarle addosso. Non si sentiva pronta ad essere madre, e le fattezze della bellissima bambina, che aveva chiamato Helena, le ricordavano costantemente il volto del suo stupratore... della sua vittima.
    Non potendo sopportare quei rimorsi di coscienza che rischiavano di rovinare la sua apparenza solida, severa ed impassibile, che nel corso del tempo aveva imparato ad amare (non che potesse fare altrimenti), Rowena lasciò Helena alle cure amorevoli di Phiona e partì, ad incontrare Godric e gli altri per decidere il luogo dove sarebbe sorta la scuola. Fu proprio lei a sceglierlo, insieme al nome di Hogwarts, avendo avuto, nottetempo, un sogno raffigurante un cinghiale sulla cima di una collina, accanto ad un lago.
    La costruzione del complesso richiese molto tempo, insieme all'organizzazione della scuola, che aprì ufficialmente nel 993 d.C.. In tutto questo tempo ad Hogwarts Rowena non ha fatto parola con nessuno di Helena, sebbene comunicasse con Phiona regolarmente, che la aggiornava sui progressi sorprendenti della figlia.
    Tuttavia, ormai sono trascorsi quasi undici anni: Helena non potrà essere nascosta ancora per lungo.




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    Edited by sheðar. - 27/12/2014, 13:29
     
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